alla scoperta del cachemire che cos e e come riconoscerlo
pubblicato il:22/03/2023

Alla scoperta del cachemire: che cos’è e come riconoscerlo?

Il ticchettio della pioggia sulla cupola dell’ombrello fa da accompagnamento allo scalpiccio di passi rapidi che si rincorrono sul marciapiede. Stai cercando riparo dal maltempo. Così, imbocchi l’entrata di un locale dalla parete a vetri e richiudi l’ombrello. Il café è accogliente, caldo. Finalmente, ti scrolli di dosso la sensazione di umidità che ha giocato a nascondino con le tue ossa. Non fosse per il cappotto di cachemire che ti avvolge, avresti patito il freddo e sopportato a stento i tentativi dell’acqua di aggredirti. Con un sospiro di sollievo, invece, ti accomodi a un tavolino e lasci che il tuo pomeriggio di lavoro continui tra un sorso di tè e un brownie al caramello salato.
Cosa noti in questo racconto? Io intravedo uno scorcio di quotidianità come tante se ne possono affrontare giornalmente. Esci e le temperature impietose sono pronte a coglierti di sorpresa, facendoti rimpiangere di non aver indossato quel maglione soffice che non punge a contatto con la pelle. Sei a un colloquio e ti rammarichi di non aver scelto la sciarpa di un bianco brillante che avevi inizialmente selezionato per il tuo outfit. Entri in un negozio e ti cascano gli occhi su un cardigan elegante del quale pensi di non poter fare a meno.
Ti innamori, in sostanza, del cachemire –forse senza saperlo o magari con la piena consapevolezza del pregio di questo filato unico nel suo genere. Eppure parlare di cachemire non è così scontato. Non si può definirlo semplicemente “un maglione di ottima fattura” o “il cappotto migliore che abbia mai indossato”. Se ci fermassimo qui, daremmo per scontate le sue peculiarità e alcune interessanti notizie che lo riguardano e che potrebbero esserti utili per capire come riconoscerlo e non cadere nell’errore di comprare qualcosa che di cachemire ha poco o nulla.
Iniziamo con le basi.
Il cachemire è una delle fibre tessili esistenti in natura tra le più pregiate. Prende il nome dalla regione Kashmir dell’India, dove è iniziata la produzione di questo particolare tipo di filato. Va specificato che, oggi, l’80% della produzione proviene dagli altopiani interni della Mongolia, almeno per quanto riguarda il filato “white”. Il filato “brown” (quello più scuro), invece, è affidato alle zone più esterne della Mongolia.
Ora, immagina una stupenda capra, fiera del proprio mantello, con un paio di orgogliose corna ai lati della testa: alla capra Hircus si deve il merito dei capi di abbigliamento che oggi possiamo indossare ed esibire con un certo vanto. Di questo animale devi sapere un’altra cosa e, cioè, che ha sviluppato un doppio mantello:

  • il vello primario, chiamato giarra, con peli lunghi e spessi, che serve a proteggere dagli agenti atmosferici il sottopelo più delicato;
  • il vello secondario (o sottopelo), chiamato duvet, formato da peli finissimi con capacità termoisolanti, che fornisce alle capre una protezione dal freddo d’inverno e un’ottima traspirazione nei mesi più caldi.

Avrai intuito che sono proprio le fibre del duvet ad essere raccolte per la filatura e la creazione dei capi di abbigliamento che trovi di solito nelle vetrine dei negozi e sugli scaffali delle boutique.
La preziosità del cachemire –che vale in qualche modo a giustificare i prezzi dei capi realizzati con questo filato– emerge se si considera che ogni capra produce non più di 200 grammi di fibra di cachemire e che circa un 10% viene perso nella fase di filatura. Il che significa che per produrre un maglione sarà necessario raccogliere le fibre di sei capre.
Potresti chiederti –legittimamente, peraltro– il fine di tutte queste informazioni sulle capre. Be’, al di là del fatto che le trovo personalmente animali molto affascinanti, possedere qualche nozione sulla provenienza del cachemire è il primo fattore che ti permetterà di riconoscerlo (e quindi distinguerlo da altri tipi di filato) al momento dell’acquisto.
Poniamo il caso che io ti chieda a bruciapelo di distinguere un capo di cachemire da uno in lana merinos, affidandoti soltanto ai tuoi sensi. Sapresti farlo? E, se sì, su quali elementi baseresti la tua valutazione?
Potresti non saperlo infatti, ma esistono alcune linee guida molto interessanti che –se apprese– ti salverebbero dall’errore di acquistare un capo in lana merinos, scambiandolo per puro cachemire; oppure di comprarne uno con filato misto nella convinzione (innocente ancorché sbagliata) che sia composto da fibre di solo cachemire.
Le linee guida, in particolare, ci dicono che alcune caratteristiche da tenere in considerazione sono:

  • la morbidezza, visto che basta poggiare il viso su un capo di cachemire per verificare la sua l’impareggiabile sofficità;
  • la leggerezza, dovuta al diametro sottile delle fibre di cachemire (pari alla metà del diametro di un capello);
  • la capacità termoisolante, che rende i capi tre volte più efficienti nella gestione della temperatura corporea rispetto alla lana merinos;
  • la resistenza della forma, poiché i capi tornano in pochissimo tempo alla forma originaria se allargati o pressati con forza;
  • la minore sensibilità al fenomeno del pilling, dovuta alla maggiore lunghezza delle fibre di cachemire che le rende meno soggette al c.d. appallottolamento.

Nel confronto, farai presto a realizzare che, no, non potrai mai più fare confusione. Un maglione in lana merinos, ad esempio, sarà più pesante e meno soffice al tatto, incapace di trasmettere quella sensazione di morbidezza paragonabile al tocco di una pesca. Sarà meno elastico e, se allargato o pressato, farà più fatica a recuperare la forma originaria. Inoltre, potrebbe già mostrare i tipici “pallini” che si formano nelle zone di sfregamento e dovuti all’arricciamento delle fibre di cui è
composto il tessuto –fibre che, nel caso della lana merinos, sono più corte rispetto al cachemire e tendono ad arricciarsi con più facilità.
Un vademecum di tutto rispetto, quello appena ottenuto, per muoverti con una certa agilità in questo piccolo segmento del mondo dei filati.
Detto ciò, sorge spontaneo un altro interrogativo, direttamente connesso alla questione che ci siamo appena posti –e che abbiamo brillantemente risolto. Supponiamo che ti trovi all’interno di un negozio, che tu abbia individuato un dolcevita costa inglese che si abbina perfettamente all’ultimo paio di pantaloni acquistati online e che tu non abbia a portata di mano un capo in lana merinos per fare una comparazione. Hai bisogno di capire, però, se si tratta di vero cachemire perché non vuoi incorrere nella spiacevole sensazione di prurito che ti hanno causato altri maglioni e che sai di poter evitare con questa specifica tipologia di filato.
Qual è l’appiglio più solido al quale fare riferimento? In breve, come fai ad essere sicuro di trovarti di fronte a un dolcevita costa inglese realizzato davvero con sole fibre di puro cachemire?
In una sola parola: etichetta. Per legge, infatti, l’etichetta deve dichiarare espressamente se il capo è composto al 100% di vero cachemire. L’indicazione di una percentuale inferiore o l’assenza di un’etichetta dovrebbero farti drizzare le antenne. Non è un caso che, di solito, i capi senza etichetta vengano ritirati dal mercato perché, a seguito di un’attenta analisi, emerge la presenza di viscosa e acrilico. Oltre ad aver violato la normativa in materia che prevede l’apposizione dell’etichetta con tutte le indicazioni del caso, s’intende.
Un’altra accortezza che potresti usare per evitare di incorrere in acquisti poco affidabili è recarti in negozi conosciuti e accreditati. Non soltanto per il fattore della riprova sociale del buon Cialdini, ma anche per avere la sicurezza che, in caso di dubbi relativi al capo di tuo interesse, il titolare del negozio sia disponibile a dimostrare la provenienza dei filati con le relative attestazioni.
Insomma, oltre all’uso dei sensi, segue un invito alla cautela che ben si sposa con il bisogno di affrontare una spesa oculata e, perché no?, soddisfacente.
Una grande busta di carta, il nome del negozio in grandi lettere dorate –lucide sullo sfondo opaco– e i cordini stretti tra le tue dita. Esci dalla boutique con l’aria di chi è fiero della propria conquista per non aver subìto nessun raggiro. Hai saggiato con mano i tessuti del negozio, li hai valutati e hai scelto con cognizione di causa il vestito che desideravi –esattamente come lo desideravi.
Adesso, il cachemire non ha segreti per te o, se ne ha qualcuno, ne sai abbastanza da varcare la soglia di una bottega, tornare a casa e sfoggiare il dolcevita costa inglese che avevi adocchiato. Nessun compromesso. Soltanto un filato 100% fibra di cachemire. Lo dice l’etichetta del resto, no?

Tessuti & Tessuti

online

Come possiamo esserti d'aiuto?

Scrivi un messaggio
brand-whatsapp